caro diario

A volte ritornano

Mi sono detta, rimetti mano al blog, ma mica lo so da dove partire, perché ricominciare da dove ci eravamo lasciati più o meno un anno fa, é complicato.

Perché complicato? Perché questo sarebbe dovuto essere l’anno della svolta, l’anno in cui il blog avrebbe avuto senso, perché vi avrei raccontato le vicissitudini di quella ragazza che sognava di vivere al mare e finalmente realizzava il suo sogno.

Purtroppo però le cose sono andate diversamente, mi sono trasferita certo, ma nel bel mezzo di una pandemia, il che ha complicato enormemente le cose, sia per quanto riguarda le varie prassi dei documenti da ottenere, cosa di cui senz’altro avrei voluto parlarvi, sia per quanto concerne la libertà di muoversi senza paura e conoscere davvero la mia nuova casa.

In questi mesi, così come voi, mi sono sparata quarantene, coprifuoco di dubbia utilità e per non farmi mancare nulla, pure un tampone per il compleanno con tanto di isolamento fiduciario fino all’esito, per fortuna negativo.

Insomma non avevo nulla di particolare da raccontare perché in questo 2020 non ha avuto molta importanza il luogo in cui ci si trovava, ci siamo trovati tutti sulla stessa barca che sembra fare acqua da tutte le parti.

Mi sono sentita senza ispirazione per mesi, perché gli stimoli da smartphone non mi bastavano, al tempo stesso volevo andare avanti almeno con il pensiero, così mi sono iscritta ad innumerevoli corsi per migliorare la mia preparazione, senza prendere parte alla famosissima saga delle dirette di Instagram dove spesso ci si riempiva la bocca del niente più totale.

Sentivo di dover rimanere concentrata e mi sentivo in obbligo di rimanere quella persona, che pur stando sui social, non doveva intasarli con la sua presenza se non aveva nulla da dire, senza contare che in determinati momenti è davvero meglio tacere.

Sono stata triste, arrabbiata, speranzosa, nostalgica, a tratti felice, poi ancora annoiata e al tempo stesso stremata dalla mia testa che di fermarsi non ne voleva sapere.

Nella mia testa ho viaggiato tante di quelle volte da ritenermi fortunata di non dover pagare il biglietto.

La verità è che quando cambi vita all’inizio tutto ciò che vuoi sapere è che in qualsiasi momento tu ne senta il bisogno puoi tornare, era questo che mi ripetevo il 16 febbraio quando ho comprato quel biglietto di sola andata per me e Luna.

Poi la pandemia e la malattia di Luna hanno infranto le nostre speranze, ma oggi non voglio essere triste, oggi realizzo il buon proposito di tornare su queste pagine per dare un senso a questo spazio per cui in questi anni ho lottato così tanto.

Voglio darmi di nuovo la possibilità di raccontarmi perché ne ho scoperto l’urgenza.

Stavolta torno presto, lo prometto!

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caro diario

I pipponi di fine anno

Avevo detto che non avrei fatto bilanci, pensavo mi facesse stare male, invece ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata, e allora mi sono detta “vediamo dove mi porta”.

Il 2019 è stato mio amico fino al mio compleanno poi ha deciso che dovevamo litigare e che io dovessi iniziare a somatizzare tutto ciò che non andava come preventivato, è stata dura combattere contro me stessa, è stata dura sentirmi addosso tanta pressione, è stata dura perdere Ettore e sentire di averlo trascurato per qualcosa di grande che avrebbe dovuto comprendere anche lui.

Sto cercando faticosamente di riprendere il controllo sui miei stati d’animo, sto cercando di essere paziente e di non arrabbiarmi con me stessa perché non riesco più a far fronte all’ansia, perché non ho mai lasciato che l’ansia prendesse il sopravvento e invece ora ci devo coesistere.

Mi ripeto che devo essere indulgente perché ho fatto così tanti passi che non credevo sarei stata in grado di fare, ho lasciato un lavoro a tempo indeterminato per buttarmi in un mondo che ho scelto e voluto fortemente, ho studiato, fatto corsi, non smetto mai di documentarmi perché siamo in continua evoluzione.

Ho percorso a ritroso i passi del mio destino, salutando luoghi per sentirmi più vicina a chi non c’è più.

Ho organizzato il matrimonio, ovviamente non da sola, ma nessuno di noi due aveva idea di come si facesse, da dove si partisse, eppure ce l’abbiamo fatta ed è stato tutto bellissimo, meglio di come avevamo immaginato, perché quello che conta è solo l’amore. Io comunque continuo a consigliare una wedding planner perché organizzare un matrimonio è davvero un’impresa mai finita fino al giorno prima.

Ho visto posti che non pensavo potessero esistere davvero, li ho assaporati, osservati e mi sono sentita parte di un mondo bellissimo.

Ho cominciato a realizzare che forse per chi ha trovato il suo posto nel mondo è il mondo stesso ad essere casa, e questo pensiero mi ha aiutata ad affrontare il passo più difficile, quello ancora incompleto, in via di definizione, lavori in corso.

Certo l’ansia non ha aiutato a superare gli ultimi due capitoli di questo 2019, ma ho la fortuna di essere una persona estremamente razionale che si rende conto di aver dato tutto e di essere stremata.

Quando parlo con alcune persone mi sento dire “va beh ma dai vai a vivere al caldo starai benissimo e poi hai smesso di lavorare a giugno come puoi essere stressata, hai viaggiato”

E allora ho deciso di spiegare una volta per tutte, che no non ho smesso di lavorare a giugno, ho solo smesso di fare due lavori, ma io lavoro tutti i giorni, anche il sabato e la domenica.

Vado a vivere al mare al caldo e non vedo l’ora, ma la mia famiglia e i miei amici rimangono a 4000 km da me e non sarà facile, come non è stato facile trovare la nostra casa, sbrigare tutta la burocrazia in un altro paese con un’altra lingua.

Ho viaggiato, si tante di quelle volte che vorrei solo fermarmi e smettere di prendere aerei ogni 15 gg quando va bene.

Vorrei dire a queste persone che il solo fatto di aver avuto il coraggio di cambiare la mia vita meriterebbe comprensione, ma non importa.

Forse non mi importa di quelle persone.

Ora mi importa della nostra famiglia e dei passi che mancano per la realizzazione del nostro futuro, il bello deve ancora venire.

E forse proprio per questo avrò il fantasma del 2019 ancora con me per almeno un mese e mezzo, ma non importa perché siamo noi a fare la differenza e io mi impegnerò per far capire al mio corpo che potremo riposarci appena finito.

Ci prenderemo un tè in terrazza guardando il mare ogni mattina e sarà lì che avrò fatto pace con la mia ansia.

Manca poco, nel frattempo saluto il 2019 come una scatola piena di cose farebbe, una scatola piena di cose da cui ripartire.

Non potevo essere più onesta di così e continuo a ripetermi, a volte anche a voce alta, che andrà tutto bene.

Grazie a chi c’è stato fisicamente o solo con il pensiero, grazie a chi si è preso cura di me, ma sono sicura che i miei grazie arriveranno a chi devono arrivare.

Ovviamente ho avuto buona compagnia per tutto il viaggio e molto amore.

Grazie per aver letto fino a qui ❤️

caro diario

… non per tutto questo tempo…

Oggi mi sono detta che era ora di scrivere qualcosa quaggiù, nei meandri di WordPress, perché manco da troppo, mi manco da troppo.

Chi mi conosce sa che ci sono periodi in cui mi isolo da me stessa, mi spengo perché conosco i comandi per disinnescarmi, è tendenzialmente lo faccio per il mio bene.

Non so quanto tutto questo sia un modo sano per affrontare la vita, ma mi aiuta a stare a galla e a non darmi troppa importanza in quei momenti dove vorrei solo urlare e andarmene il più lontano possibile da quasi tutto.

Non è mai stato facile essere me perché non ho mai saputo vivere con leggerezza, che in fondo è una delle cose che mi fa sentire profondamente fiera di me stessa, ma mi toglie così tante energie.

Non sono capace di lasciarmi scivolare i fatti, i giudizi e le decisioni altrui, la frase “fregatene” con me non hai mai funzionato, anzi mi fa incazzare.

E allora ho imparato a far tacere me stessa, quando è troppo e sclererei, ma ora non si può, stacco la spina, smetto semplicemente di essere consapevole e attacco la modalità “navigatore automatico-funzionalità base”.

Solo chi mi conosce sa che non sono del tutto io e aspetta che io possa tornare a sopportare e sopportarmi, perché non sono indulgente tanto meno con me stessa, chi mi conosce attende che passi.

Mi sento in attesa del mio vero futuro e bloccata allo stesso tempo in quella che so di non essere la mia vita, vivo già di mancanze e di sindromi da distacco precoce, perché ci sono persone che mi mancheranno da togliere il fiato e altre che ho già perso qui, anche se può non sembrare.

Mi ripeto che devo ritrovare la pazienza, ma non fa parte di me ultimamente, perciò ho deciso che vivrò tutto come Luisa senza spegnere nulla, perché forse il fatto di spegnersi giova più agli altri che a me e nel 2018 ho imparato che non sono fatta per compiacere gli altri.

Si avvicina l’anno più importante della mia vita e io sarò presente con vigore.

E prometto di non censurarmi più o per lo meno non per tutto questo tempo.

Attualità, lavoro, sociale

Jobs act e articolo 18

L’articolo 18 fa parte di quello che viene comunemente denominato Statuto dei lavoratori, legge del 20 maggio 1970 che contiene l’ insieme delle norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, volte a regolamentare tutti gli illeciti e le ingiustizie legate al mondo del lavoro in Italia.

Attualmente l’articolo 18, dopo la revisione della riforma Fornero nel 2012, indica quali sono i diritti e i limiti per chi viene licenziato in modo illegittimo e vuole fare un ricorso per essere reintegrato sul posto di lavoro o per avere un risarcimento economico commisurato al danno subito.

Per definire l’illegittimità di un licenziamento lo statuto dei lavoratori fa riferimento alla discriminazione, alla mancanza di giusta causa o giustificato motivo.

Il motivo più diffuso ormai è diventato “esubero di personale” o “ridimensionamento dell’ organico”, quello vero di motivo invece noi lavoratori l’abbiamo intuito eccome, soprattutto noi lavorati assunti con la genialata del secolo (sono ampiamente ironica) il “jobs act”.

E spesso le motivazioni sono del tutto arbitrarie e fuori dall’ ottica della salvaguardia dei diritti dei lavoratori, sono sicura che ognuno di noi conosce almeno una persona che ha perso la propria occupazione con la scusa dell’esubero del personale e il malcapitato non ci può fare nulla perché molte aziende stanno utilizzando il contratto a tutele crescenti varato dal jobs act per truffare non solo i propri lavoratori, ma lo stato in primis.

Accennavo prima alla riforma del diritto del lavoro in Italia, promossa e attuata dal governo Renzi attraverso l’ emanazione di diversi provvedimenti legislativi varati tra il 2014 e il 2015, insomma il “jobs act”, il termine deriva dall’ acronimo “jumpstart out business startups act” in riferimento a una legge statunitense promulgata durante la presidenza di Barack Obama nel 2011 a favore delle piccole imprese.

Ma perché questo insieme di riforme è il male per i lavoratori assunti dal 2014/15? I diritti dei lavoratori assunti dopo tale data sono gli stessi regolamentati dall’ articolo 18?

In parole povere, perché non sono un giurista,la nuova riforma prevede sicuramente un’ iniziale diminuzione del tasso di disoccupazione, ma un altissimo tasso di licenziamenti razionalmente immotivati trascorsi i 3 anni dalla data di assunzione.

I frutti si cominciano a vedere proprio ora, proprio per la questione temporale di cui parlavamo prima, ma perché dopo 3 anni?

Facciamo una premessa, se cercate su google “contratto a tutele crescenti” leggerete sicuramente questa descrizione:

“Il contratto a tutele crescenti è stato introdotto con il Jobs Act e con la sua entrata in vigore si è rivista la disciplina sui licenziamenti illegittimi che si applica ai nuovi contratti a tempo indeterminato dal 7 marzo 2015.

Tra le principali novità della riforma del lavoro 2015, il contratto a tutele crescenti non consiste in una nuova forma contrattuale, ma ha l’obiettivo di rendere il contratto a tempo indeterminato il principale canale d’ingresso nel mondo del lavoro. Le maggiori novità che introduce riguardano i licenziamenti: in caso di licenziamento illegittimo, infatti, è previsto un indennizzo economico certo e crescente all’aumentare dell’anzianità di servizio del lavoratore. Mentre il reintegro è previsto in un ristretto e specifico numero di ipotesi.”

Tutto sembra quindi essere a favore del lavoratore, che finalmente non si barcamena più in agenzie per il lavoro per anni prima di essere assunto, ma attenzione perché i disonesti sono sempre dietro l’angolo.

Il contratto a tutele crescenti prevede infatti degli incentivi e sgravi fiscali per i datori di lavoro che vi assumono, ma solo per i primi tre anni.

Trascorsi i tre anni il datore di lavoro disonesto, e credetemi ce ne sono molti, non ha più interesse a mantenere la vostra posizione in azienda e potrebbe presentarvi una lettera di licenziamento con la banale motivazione “ridimensionamento del personale” e un accordo economico che vi impedisce di fargli causa.

In primis vi voglio dire che la firma di tale accordo non vi impedisce di fare causa al vostro ex datore di lavoro, il problema è che non troverete molti appigli perché purtroppo questi stronzi, si muovono nella legalità anche se oltre a voi, stanno truffando lo stato applicando la normativa a loro piacimento.

Quello che potete fare è raccogliere prove sufficienti a testimonianza del fatto che dopo il vostro licenziamento, qualcuno ha preso il vostro posto e la vostra mansione, in questi casi per rimpiazzarvi il vostro ex datore di lavoro userà un’ agenzia di somministrazione del lavoro in modo da scamparla e riproporre il giochetto al nuovo malcapitato.

Se poi la vostra azienda non è sindacalizzata (vorrei aprire una parentesi sui vari sindacati, ma non siamo nella sede adatta e sono già troppo prolissa) in bocca al lupo, perché nessuno vi aiuterà a sbrogliare la matassa.

Ora non voglio fare del terrorismo psicologico perché non tutte le aziende sono uguali, ma è necessario tenere gli occhi ben aperti e sapere che il vostro tempo indeterminato potrebbe valere quando un contratto di somministrazione.

caro diario

Momenti no.

Ci sono, non sono in vacanza, non sono scappata su un’isola deserta a fare l’eremita (anche se lo vorrei tanto) è solo un periodo difficile da affrontare.

Vorrei dire anche di essere piena di idee e di progetti, ma mentirei oggi come oggi, nonostante questo ho pensato di scrivere, forse questo senso di pesantezza sparirà condividendolo con qualcuno.

Ho qualche problema con il lavoro, quello che faccio per vivere, ma non ho nessuna intenzione di entrare nello specifico o di dare troppa importanza a chi non ne merita affatto, mi ritrovo però in una situazione, non nuova per me, di giramenti di coglioni e nervoso costante.

Dico non nuova perché mia madre, lo sottolineerebbe, e lo fa puntualmente, riassumendo il tutto con un “dopo un po’ ti stufi”, ma posso giurare che non è così, ci sono sempre altre dinamiche dettate dal rapporto con le persone e spesso io non piaccio alle persone. (Si sono calimero e sono giustificata dal pre-ciclo)

Il tutto correlato da una sfumatura d’ ansia che riesco poco a controllare.

Ai problemi lavorativi aggiungo il problema al polso destro, che mi sono auto creata per uno scatto d’ira (Si, lo so non va bene, ma sono quel poco stressata), dopo 15 giorni non sono ancora in grado di prendere una penna in mano e scrivere, il che mi manca da morire, perché sono una da “ispirazione con la penna in mano”.

E sono anche un po’ preoccupata di conseguenza.

Allo stesso tempo mi sento in colpa perché sto così, perché tolti questi due aspetti la mia vita va benissimo, sono super fortunata, ho al mio fianco un uomo stupendo che mi sopporta 😉 e che vuole condividere la sua vita con me, ma sono umana e a volte la tristezza mi schiaccia.

Forse sto scrivendo questo post solo per fare pace con il mio cervello.

Comunque domani vado a farmi ri-vedere la mano e tornerò con nuova grinta, sono fatta così.

Nel frattempo ho fatto qualche scatto per tirami un po’ su.